Terapie per COVID 19 : una revisione aggiornata.
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Cos’è il nuovo
coronavirus SARS-CoV-2?
Il virus SARS-CoV-2 fa parte dell’ampia
famiglia dei
coronavirus che provocano malattie che vanno dal comune raffreddore
invernale a malattie molto più gravi come la Sindrome Respiratoria del Medio
Oriente (
MERS) e la
Sindrome Respiratoria Acuta Grave (
SARS). Questi tipi di virus si chiamano così perché i loro
virioni (la parte infettiva) appaiono al microscopio elettronico come piccoli
globuli, sui quali ci sono tante piccole
punte proteiche che ricordano quelle di una corona.
Una di queste “punte” conosciuta come
Spike ha la funzione di ancorarsi alle cellule
dell’organismo umano permettendo l’
ingresso del virus. Una volta che il virus è entrato dentro la
cellula umana, l’
RNA virale (acido ribonucleico) viene immediatamente tradotto dalla
cellula infetta in
proteine virali. Successivamente, la cellula infetta muore
liberando milioni di nuove particelle virali.
A questo punto, l’organismo ospite (uomo),
attiva una
risposta
immunitaria. Il quadro
clinico legato alla presenza del virus e alla sua replicazione e,
probabilmente, anche alla reazione immunitaria che l’organismo umano sviluppa
contro il virus, sono molto variabili. Si calcola che nel
70% dei pazienti la malattia sia
asintomatica o con sintomi molto
lievi (raffreddore, dolori muscolari, oculorinite),
mentre nel restante
30%si ha una
sindrome
respiratoria con febbre elevata, tosse, fino a raggiungere l’insufficienza
respiratoria grave che può richiedere il ricovero in terapia intensiva.
Questa immagine offre la rappresentazione
semplificata del
ciclo di vita
virale della
Sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus 2 (SARS-CoV-2) e dei
potenziali bersagli farmacologici. La figura è tratta dalla
review:
Pharmacologic
Treatments for Coronavirus Disease 2019 (COVID-19). Sanders JM, Monogue ML, Jodlowski TZ, Cutrell
JB. [
JAMA published online ahead of print,
2020 Apr 13]. JAMA. 2020;10.1001/jama.2020.6019.
doi:10.1001/jama.2020.6019
Attualmente
non esiste nessuna
terapia che si sia dimostrata sicuramente efficace nella cura dell’infezione da SARS-CoV-2. Dato
che si tratta di un’infezione virale e che la fase avanzata di COVID-19 è
legata anche alla
risposta
infiammatoria dell’organismo, le
classi di farmaci attualmente utilizzate sono:
Antivirali
Diversi
inibitori delle
proteasi (e.g. darunavir, atazanavir) attualmente utilizzati per la
terapia dell’HIV, potrebbero
inibire la
replicazione virale dei coronavirus
inattivando le
proteasi, che sono
fondamentali per la replicazione.
Infatti, fra i principali farmaci utilizzati
nell’ambito del piano nazionale di gestione dell’emergenza COVID-19, troviamo
il
Lopinavir /
Ritonavir (Kaletra), che viene utilizzato principalmente nei
pazienti COVID-19 con minore
gravità e nelle fasi
iniziali della malattia, gestiti sia a domicilio sia in ospedale. Precedenti
esperienze nell’infezione da
SARS-CoV-1 e
MERS, suggeriscono che tale farmaco possa
migliorare alcuni parametri clinici dei pazienti.
Anche
Remdesivir, appartenente alla classe degli analoghi
nucleotidici, utilizzato in precedenza nell’epidemia da virus
Ebola in Africa, è utilizzato in pazienti con
malattia moderata e severa.
Clorochina e
Idrossiclorochina (Plaquenil) sono
farmaci ad azione antivirale ed entrambi hanno anche un’
attività
immunomodulante che potrebbe sinergicamente potenziare l’effetto antivirale
in vivo.
Inibitori dell’infiammazione
Numerose
evidenze sperimentali e cliniche
hanno dimostrato che una parte importante del danno provocato dal virus è
legato ad un’
alterata risposta infiammatoria e in alcuni pazienti a un
abnorme
rilascio di citochine pro-infiammatorie come interleuchina-6,
interferone-gamma, tumor necrosis factor alfa.
Per questo, anche in base alla precedente
esperienza dimostrata nei pazienti con SARS, vengono utilizzati nell’emergenza
Covid-19
farmaci anti infiammatori. In particolare il farmaco maggiormente
utilizzato nell'ambito delle sperimentazioni cliniche per il trattamento della
malattia è il
Tocilizumab (anticorpo diretto contro
il recettore dell’interleuchina-6).
Terapie di supporto
Altre terapie essenziali sono le cosiddette
terapie di supporto utilizzate per
mantenere in vita il paziente in attesa che
altri farmaci siano efficaci o che la malattia guarisca spontaneamente. Di
questi fanno parte:
- l'ossigenoterapia a bassi o alti
dosaggi
- la ventilazione
a pressione positiva non invasiva (NIV)
- la ventilazione
meccanica mediante intubazione
- in casi estremi può essere attuata la extra corporeal membrane
oxygenation (ECMO)
che consiste nel sostituire l’azione polmonare di ossigenazione
utilizzando una procedura di circolazione
extracorporea aumentando, così, l’ossigenazione del sangue.
Un’altra
misura terapeutica di supporto consiste nel mobilizzare il malato dal letto
alla poltrona e di fargli assumere la
posizione prona, quando disteso, al fine di ottenere una migliore espansione
polmonare.